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20170310 [8b] Browser vs App

Quando si prova a spiegare cosa siano le ‘app’ è facile cadere nel tranello di considerarle l’equivalente per smartphone di quelli che sui computer chiamavamo programmi, software a addirittura routine.

La corrispondenza è però solo parziale perché il concetto di app è molto più sfuggente e pone non poche complicazioni. Una gran parte delle app disponibili negli store si limita in realtà a scambiare dati con un server remoto inviando informazioni e ricevendone altre da presentare sullo schermo. Per chi ha qualche primavera sulle spalle non è certo una novità, questo è quello che hanno fatto tutti i browser da Mosiac in poi. I pionieri di internet obietterebbero anzi che questo è esattamente quello che faceva anche Telent all’interno di una BBS. Chi si fosse perso nell’ultima frase c’è può leggere Internet 96 edito da Laterza, primo di una fortunata serie di manuali sulla rete che tratta anche di quella fase storica.

Molte app fanno quindi il lavoro tipico di un browser. Eppure provando ad accedere da un browser mobile a posta elettronica, social network, forum e persino comunissimi siti web è sempre più pressante l’invito a scaricare la relativa app. A volte si tratta di un messaggio a margine della pagina, altre volte di grossi banner con microscopici pulsanti di chiusura, altre volte ancora vere e proprie schermate interposte impossibili da ignorare.

Viene da chiedersi quindi se davvero il browser sia tecnicamente superato e vada rottamato in favore delle app. Da un punto di vista tecnico la risposta è semplice: un browser può fare sostanzialmente tutto ciò che fa un app. Per i miscredenti faccio un paio di esempi: una applicazione complessa come LibreOffice Viewer per Android è realizzata utilizzando l’interfaccia grafica di Firefox per Android. Ancora, l’Opera Mobile Store ospita decine di giochi ed applicazioni realizzate in HTML 5 e quindi in grado di funzionare non solo su Opera ma anche su moltissimi altri browser standard (anche offline se si vuole).

Rimane quindi il dubbio, perché spingere tanto sull’adozione delle app? La risposta potrebbe essere molto semplice, ed ha a che fare neanche a dirlo con la libertà degli utenti. All’interno di un app siamo ospiti soggetti alle regole che il proprietario a stabilito per noi. All’interno del browser siamo padroni del nostro destino informatico. Provo a chiarire meglio.

Un’app può accedere a molte informazioni sullo smartphone e sul suo proprietario e può inviarle al proprio creatore senza sostanziali ostacoli. Un browser serio è invece configurabile ed è l’utente a decidere se e cosa inviare a siti web che andrà a visitare. Ogni browser serio permette direttamente o indirettamente di selezionare il contenuto: posso ad esempio decidere di non caricare le immagini perché ho poco traffico dati a disposizione; posso scegliere di non eseguire gli script; ho la possibilità di cancellare i cookie tecnici e di profilazione complicando la vita al pubblicitario di turno che vorrebbe tracciare la mia vita; posso decidere di occultare la mia posizione impedendo la geo-localizzazione; e posso persino installare un AdBlock per cestinare all’origine la pubblicità.

Nessuna di queste libertà è solitamente esercitabile nelle app che anzi si propongono con la classica formula prendere o lasciare. E così ti ritrovi l’app torcia che per accendere il LED delle fotocamera ha bisogno di conoscere la tua identità, la tua rubrica e la tua posizione. Allo stesso modo un sito universalmente accessibile dal browser può adottare un’app per massimizzare il ritorno pubblicitario sicuro di poter accedere a dati di profilazione affidabili e certo di poter somministrare pubblicità senza alcun filtro.

Ecco allora che si arriva al paradosso finale. Nel mondo delle app dove quasi tutto sembra essere gratis si inverte la relazione logica tra domanda ed offerta. L’utente smette di essere il destinatario del servizio e si trasforma in realtà nel prodotto da offrire agli unici che si presentano con il portafogli pieno, vale a dire chi è disposto a pagare per trasmettere il proprio messaggio di marketing o ad acquistare succosi pacchetti di dati.

  1. Internet 96 edito da Laterza 
  2. LibreOffice Viewer 
  3. Firefox per Android 
  4. Opera Mobile Store